I problemi hanno sempre inizio con situazioni tipiche:
“Come è possibile che sia scomparso, ieri c’era…”
“Sono sicuro di averlo fatto…”
“Ci dev’essere qualcosa che non va nel sistema.”
A queste affermazioni il piccolo detective che si cela dentro ogni buon programmatore si materializza, esce allo scoperto e inizia un’indagine.
Come farebbe un segugio, fiuta e segue tutte le tracce senza mai perdersi d’animo. Ogni piccolo particolare, se i romanzi gialli ci hanno insegnato qualcosa, è importante.
Nei nostri software cerchiamo sempre più spesso di implementare dei sofisticati sistemi di log che ci possano permettere di ricostruire la sequenza di azioni intercorse (chi ha fatto cosa, e quando), identificando così eventi e cause che hanno portato al verificarsi del problema.
Non è un pretesto per puntare il dito e incolpare qualcuno: è l’occasione per comprendere meglio alcuni passaggi delicati e a volte nascosti per arginare situazioni dannose che possano, con ragionevole certezza, ripetersi in futuro. Talvolta in questo percorso si riescono anche a recuperare dati che sembravano persi per sempre.
Per tale motivo è essenziale e gradita la cooperazione dell’utente che ha segnalato il “misfatto”. Il modo migliore per comprendersi e aiutarsi è quindi la classica telefonata.
Posticipare un grattacapo rimbalzandosi infinite email è un’arte che spesso noi programmatori usiamo come autodifesa per proteggere la concentrazione, il sacro graal nel nostro lavoro. Ma il buon senso ci insegna che un problema rimane tale fino a quando non lo risolviamo: mettersi d’accordo con colleghi e clienti sull’orario in cui parlarne è una banalità che può aiutare la risoluzione di qualsiasi questione aperta.
La soddisfazione di aver risolto il caso accontenta sempre tutti.