Zelando ha iniziato a curare le interfacce dei suoi software ormai da diverso tempo. Abbiamo approfondito la questione in questo articolo. Il focus dello sviluppo di un prodotto dovrebbe sempre essere la facilità dell’esperienza d’uso per l’utente finale e non c’è altro modo di garantirla se non con un intenso lavoro di UI e UX design.
Tuttavia, tra le necessità dei clienti e la volontà di proporre nuove idee e prodotti visivamente interessanti, spesso si rischia di cadere nella trappola delle mode e delle tendenze del design odierno che troppo spesso sacrifica la facilità d’uso sull’altare della bellezza estetica.
I trend dello UI design per il 2020 sembrano confermare questa tesi e la buzzword del momento è solo una: neumorphism. Che si tratti o meno di una moda passeggera o duratura, questa rinascita di un design più interessato ad una presupposta materialità realistica pone, ad un designer attento ai problemi di usabilità, seri dubbi sulla leggibilità ed applicazione in contesti di utilizzo effettivo.
Nei nostri lavori di continuo redesign, ripensamento ed adattamento delle nostre soluzioni a nuovi clienti, aspettative e funzionalità, il nostro obiettivo rimane comunque uno: fornire prodotti prima di tutto funzionali, che facciano risparmiare tempo e che evitino inutili complicazioni. Un design intelligente, calibrato e costantemente ritoccato, è la via più diretta per soddisfare la necessità della facilità d’uso.
Le mode ed i trend ci propongono vie interessanti da poter seguire ed esplorare, ma con attenzione e consapevolezza della grande differenza che esiste tra il mondo del design fatto per impressionare e quello del design più trasparente, che non fa notare se stesso per il piacere di farlo, ma che propone soluzioni che possano rendere l’interazione uomo-applicazione sempre più fluida ed intuitiva.