In questo mondo informatizzato abbiamo affidato tutto il nostro patrimonio lavorativo ed affettivo ai bit di una memoria fisica contenuta all’interno di computer, smartphone o server virtuali ubicati in data center che nemmeno sappiamo dove siano fisicamente.

In un sistema fragile e imprevedibile sono sufficienti malfunzionamenti hardware, sbalzi di corrente, virus e ransomware che sfruttano inefficienze del software, furti e smarrimenti per vanificare anni di lavoro o di ricordi.

Al verificarsi di uno di questi scenari, avere a disposizione un backup recente limita il danno e soprattutto il disagio.

Recentemente in Zelando sono capitati due casi diversi ma significativi di perdita di dati che ci hanno fatto riflettere sull’importanza del backup.

Un nostro collaboratore ha subito un furto ed i malviventi hanno rubato lo zaino del lavoro con dentro PC e disco esterno sul quale erano presenti i regolari backup: 14 anni di lavoro sono spariti.

Ad un cliente invece si è improvvisamente rotto il controller raid del server: un caso più unico che raro, quasi come un quadro che inaspettatamente dopo anni cade a terra. I dischi erano irrecuperabili ed il backup più recente risaliva a nove mesi fa. Dopo un primo momento di sconforto e smarrimento ci si rassegna e si riparte dai dati che si hanno a disposizione cercando di ricostruire le informazioni da quelle poche conservate con altri canali. Trovarsi all’improvviso con un buco temporale nella propria storia lavorativa è una situazione in cui nessuno vorrebbe trovarsi.

Quali sono quindi gli ingredienti per un buon backup?

• Deve avvenire con una frequenza direttamente proporzionale all’importanza dei dati.
• Deve essere periodicamente verificato!
• Deve essere distribuito geograficamente.

Il backup non è una perdita di tempo.
Farlo correttamente e costantemente è come avere la ruota di scorta in macchina: magari non servirà mai, ma è sempre meglio che ci sia.